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L'uccello notturno

                              

Lontano, sforzato, piangente,

un grido, di notte, si sente,

lamento e singhiozzo avvilito,

oppresso, stupito, smarrito..

 

E' sempre lo stesso, non muta:

s'innalza e strozzato s'attuta ...

 

E' un grido d'aiuto? un richiamo

d'amore? un piangere gramo

 

che indichi un corpo che langue,

un cuore soffrente ed esangue? ...

 

Non so, ma opprime di certo,

nel grande notturno deserto.

 

Nel tetro silenzio dell'ora,

quel grido mi scuote, m'accora.

 

E' un povero uccello che geme,

e il cuore a sentirlo mi freme,

 

chè avverto in quel pianto smarrito,

del mondo il dolore infinito.

 

19 Aprile 1948

 

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